Politiche di stimolo post-pandemiche nei Paesi BRICS

Il termine BRICS identifica un gruppo di cinque economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Questi Paesi, pur avendo caratteristiche sociali, politiche e geografiche molto diverse tra loro, condividono una crescente influenza nel panorama economico globale. Costituiscono una parte significativa del PIL mondiale e rappresentano oltre il 40% della popolazione del pianeta. Analizzarli insieme significa comprendere come le economie non occidentali stiano affrontando sfide comuni, sviluppando modelli di crescita alternativi e, soprattutto, cercando di affermarsi come poli di equilibrio nella nuova geopolitica globale.
Negli ultimi anni, il ruolo dei BRICS si è evoluto da semplici economie in crescita a veri e propri protagonisti delle dinamiche multilaterali. La creazione di istituzioni come la Nuova Banca di Sviluppo e il crescente coordinamento su temi economici e tecnologici dimostrano una volontà chiara: rafforzare l’autonomia finanziaria e proporre visioni alternative a quelle delle economie sviluppate. Questa spinta comune si è ulteriormente intensificata durante la pandemia e nel periodo successivo, trasformando le politiche di risposta alla crisi in un banco di prova della capacità dei BRICS di agire in modo coeso e proattivo.
Panoramica delle misure post-COVID adottate in questi Paesi
In risposta alla crisi generata dalla pandemia, i Paesi BRICS hanno attuato una serie di politiche fiscali e monetarie espansive. In Brasile, il governo ha varato uno dei pacchetti di stimolo più consistenti della sua storia recente, con trasferimenti diretti ai cittadini, sussidi per la disoccupazione, incentivi alle imprese in difficoltà e misure di protezione per i lavoratori informali. La Russia ha puntato su incentivi mirati, sostegno all’industria interna, riduzioni fiscali selettive e politiche creditizie flessibili, facendo leva sulle risorse energetiche come ancora di stabilità.
L’India ha combinato misure di liquidità della banca centrale con programmi di investimento pubblico in infrastrutture, energia e tecnologie digitali. È stato avviato anche un ampio programma di microcredito per le piccole imprese e i lavoratori autonomi, accompagnato da politiche di inclusione finanziaria. La Cina, forte di una struttura statale più centralizzata, ha rilanciato con forza il credito e gli investimenti pubblici, soprattutto nel settore manifatturiero avanzato, nelle infrastrutture urbane e nella ricerca scientifica. Il Sudafrica ha concentrato i propri sforzi su un mix di sussidi al reddito, incentivi all’occupazione e programmi per la resilienza sanitaria ed energetica, con una particolare attenzione alla distribuzione equa delle risorse.
Complessivamente, gli interventi hanno toccato vari ambiti: dal sostegno al reddito alle riforme del mercato del lavoro, dall’accelerazione della digitalizzazione alla transizione verde. Anche il settore sanitario ha beneficiato di investimenti straordinari, volti a rafforzare la capacità di risposta a future emergenze. L’istruzione e la formazione sono state aree chiave per alcuni Paesi, come l’India e il Sudafrica, che hanno approfittato della crisi per investire in competenze digitali e infrastrutture scolastiche.
Confronto tra le strategie dei vari Paesi BRICS
Nonostante alcuni tratti comuni, le strategie adottate presentano differenze significative. La Cina ha puntato su uno stimolo di tipo keynesiano, concentrato sull’offerta, con grandi investimenti in infrastrutture, ricerca e innovazione, rafforzando così il proprio modello industriale. L’India, invece, ha privilegiato la domanda interna, attraverso sussidi e strumenti di sostegno al consumo, pur senza rinunciare a una forte componente infrastrutturale. Il governo indiano ha inoltre favorito la crescita dell’imprenditoria locale attraverso iniziative come “Make in India” e semplificazioni burocratiche.
Il Brasile ha fatto ampio ricorso a politiche redistributive, cercando di contenere le diseguaglianze, anche se con effetti sul debito pubblico. Ha inoltre rafforzato il ruolo delle banche pubbliche nel sostenere i settori più colpiti. La Russia, in un contesto segnato da sanzioni internazionali e tensioni geopolitiche, ha puntato su una strategia di autosufficienza economica, incentivando la produzione interna, limitando le importazioni e promuovendo l’utilizzo del rublo negli scambi commerciali regionali. Il Sudafrica, vincolato da una maggiore fragilità macroeconomica, ha adottato un approccio più selettivo, concentrandosi su settori strategici come energia, agricoltura e innovazione sociale.
Laddove Cina e India hanno scelto di accelerare la propria trasformazione digitale come motore di crescita, Brasile e Sudafrica hanno dovuto affrontare prima questioni strutturali più urgenti, come la povertà diffusa, la disoccupazione giovanile e l’accesso diseguale ai servizi pubblici. La diversa capacità di spesa pubblica ha condizionato profondamente le priorità e gli strumenti utilizzati. Le collaborazioni pubblico-private si sono rivelate essenziali, soprattutto nei settori della sanità e dell’educazione, per estendere la portata delle misure adottate.
Risultati economici nel medio termine (2021–2024)
A distanza di alcuni anni dalla fase più acuta della pandemia, i risultati economici mostrano una ripresa disomogenea. La Cina ha mantenuto un ritmo di crescita sostenuto, pur con rallentamenti dovuti alla crisi immobiliare, al calo della domanda estera e alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. L’India ha mostrato un’accelerazione significativa, trainata da settori come tecnologia, farmaceutica, logistica, agritech e servizi digitali, grazie anche a un ecosistema startup sempre più dinamico.
Il Brasile ha faticato a consolidare la ripresa, complice l’instabilità politica, la crisi energetica interna e le difficoltà del mercato del lavoro. Tuttavia, alcuni segnali positivi arrivano dall’agroindustria e dal settore dei servizi. La Russia, pur avendo contenuto la recessione iniziale, ha visto ridursi l’accesso ai mercati finanziari internazionali, ma ha beneficiato dell’export energetico, soprattutto verso Paesi asiatici e partner BRICS. Il Sudafrica ha registrato una ripresa più lenta, ma stabile, grazie a esportazioni minerarie, investimenti nelle rinnovabili e ad alcune riforme fiscali mirate che hanno migliorato la fiducia degli investitori.
Sul fronte occupazionale, India e Cina hanno recuperato più rapidamente, mentre Brasile e Sudafrica restano al di sotto dei livelli pre-COVID. In Russia, la tenuta dell’occupazione è stata favorita da politiche di mantenimento salariale e da incentivi all’assunzione. L’inflazione ha colpito in modo differenziato: più marcata in Brasile e Sudafrica, più contenuta in Cina e India, grazie a una maggiore capacità di controllo dei prezzi e alle riserve alimentari ed energetiche accumulate negli anni.
I settori trainanti variano da Paese a Paese, ma in generale, la tecnologia, l’agroalimentare, l’energia e le costruzioni sono stati i motori principali della ripartenza. Tuttavia, il divario tra aree urbane e rurali, così come tra classi sociali, resta un problema aperto in tutti e cinque i Paesi. L’inclusione economica e l’accesso al credito restano sfide centrali per garantire una ripresa equa e duratura.
Lezioni apprese e implicazioni globali
Le politiche di stimolo adottate dai BRICS hanno offerto una serie di spunti su come affrontare una crisi globale in modo differenziato ma efficace. I modelli che hanno privilegiato una combinazione di spesa pubblica produttiva, sostegno mirato alla popolazione e investimento in innovazione si sono dimostrati più resilienti. L’importanza di infrastrutture digitali, di un sistema sanitario efficiente, di una pubblica amministrazione reattiva e di un dialogo costante con il settore privato è emersa con forza.
A livello globale, queste esperienze hanno rafforzato il ruolo dei BRICS come interlocutori alternativi rispetto ai tradizionali poli di potere economico. In ambito finanziario, si sono moltiplicati i progetti per utilizzare valute locali negli scambi commerciali, riducendo la dipendenza dal dollaro e rafforzando le banche multilaterali nate all’interno del blocco, come la New Development Bank. I flussi di capitale hanno cominciato a diversificarsi, orientandosi verso economie percepite come più dinamiche, resilienti e meno esposte alla volatilità geopolitica.
In definitiva, la risposta post-pandemica dei BRICS non ha solo influenzato le traiettorie interne, ma ha contribuito a ridisegnare l’equilibrio economico globale. Le lezioni apprese potranno rivelarsi utili anche in future crisi sistemiche, dove flessibilità, rapidità di azione e capacità di adattamento saranno ancora una volta decisive. In un mondo multipolare, osservare e comprendere le scelte dei BRICS diventa indispensabile per chiunque voglia anticipare le direzioni del cambiamento economico globale.